sabato 7 maggio 2016

Ozric Tentacles - Erpland, 1990

Space rock. Rock strumentale. Progressive. Elettronica. Rock psichedelico. Fusion. World music. Dub. Reggae. New Age. Hard Rock. Techno. Psytrance. L'elenco dei generi che la musica degli Ozric Tentacles tocca nelle sue cavalcate e nelle sue spirali sonore potrebbe essere ancora più lungo. Emblema della musica indipendente che si distribuiva da sé, su audiocassette coi titoli scritti a pennarello negli anni '80 nei rave semiclandestini, la band inglese del Somerset ha raggiunto lo
status di culto nel mondo underground, riuscendo tuttavia nell'impresa miracolosa di piazzarsi in classifica; senza per questo mai abbandonare lo stile hippie, i capelli e le vesti lunghe, le copertine dei dischi a tema fantastico disegnate a mano e ispirate da viaggi in cui non occorre muoversi...
Dalla metà degli anni '80 (la loro formazione risale allo Stonehenge Free Festival del 1983) gli Ozric del chitarrista Ed Wynne vivono la loro dimensione più autentica nelle lunghe jam session live, in cui l'istinto corre libero a tracciare percorsi aperti dalla lunghezza prog, dilatando il tempo e relativizzandolo, grazie a sintetizzatori arpeggiati, campionamenti, fughe chitarristiche, linee di basso che scivolano verso l'infinito. Gli arrangiamenti sono molto arditi, talvolta ispirati alla musica orientale ed estremamente stratificati. L'ascolto di Erpland - come di quasi tutti i dischi del gruppo - riesce in qualche modo a restituire un'esperienza percettiva che si espande nella misura in cui ci si allontana dalla forma canzone tradizionale, come nella migliore tradizione dello space rock. Tuttavia l'accostamento ai Gong di Daevid Allen appare molto limitante, così come quello a Steve Hillage: allora perché non aggiungere alla lista degli artisti il cui stile viene rievocato anche Pat Metheny o Van Halen? La cifra è nell'impasto perfetto degli strumenti e dei ritmi che dà vita a un rave-trip-space-techno-rock che non sa affatto di pastiche raffazzonato; è, anzi, un amalgama perfetto che risulta in uno spazio sonoro che - velocissimo - ti scivola sotto, sopra, attorno come nel trip finale di 2001: odissea nello spazio. Hyperspace rock. A tratti, invece, la sensazione è quella di un vortice, di una spirale sonora che la ritmica ricorsiva dei campionamenti rende turbinosa.
Erpland ha il potere di apparire un lavoro curatissimo, studiato e levigato pur nascendo nell'improvvisazione più pura. In oltre 70 minuti di musica troviamo i ritmi ipnotizzanti di Eternal Wheel, l'esotismo etnico di Toltec Spring, la struttura ardita di Tidal Convergence, fughe bucoliche come in Sunscape, spazi incantati un po' orientali in Mysticum Arabicola e Crackerblocks, viaggi alla velocità della luce come nella titletrack Erpland e tanto altro.



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