giovedì 28 aprile 2016

King Crimson - Discipline, 1981

Il Re Cremisi era sempre rimasto sul proprio trono cambiando pelle tante volte, fino alla sua ultima formazione-incarnazione. In un certo senso i King Crimson non erano mai esistiti come band: erano una sorta di composto chimico altamente volatile e instabile, il cui unico elemento fisso era Robert Fripp, cervello e cuore, con il suo estro controllato e razionale, a tratti ossessivo e sempre dittatoriale, le sue sperimentazioni chitarristiche senza limiti, la sua riserva-
tezza estrema e la "castità" quasi monastica rispetto alle trasgressioni tipiche del rock. Dal 1969 in poi ogni volta che gli astri si allineavano si innescava un bagliore artistico intenso ed effimero e un disco memorabile prendeva forma, per poi disperdere scintille che fuggivano altrove per accendere altri fuochi (Greg Lake negli Emerson Lake & Palmer, John Wetton nei Roxy Music, Ian McDonald e tanti altri).
Ma dopo Red del 1974 il progetto musicale dei King Crimson pareva aver esaurito la propria spinta propulsiva; così Robert Fripp, sentendo di non poter reggere il passo di un'industria discografica in trasformazione e assorbito dai suoi interessi esoterici (nel '75/'76 rimarrà per nove mesi nella scuola-monastero di spiritualismo di J. G. Bennett), sciolse il gruppo. A quel punto molti diedero i King Crimson per morti, definitivamente; a cominciare dallo stesso Fripp.
Poi, a sorpresa, dopo una lunghissima serie di collaborazioni (tutti gli album di quel periodo di Brian Eno, Peter Gabriel, David Bowie - tra cui Heroes - Talking Heads e persino i Blondie per citare i più noti, oltre a lavori solisti), all'alba degli anni '80 Fripp decise che fosse giunto il tempo di tornare a lavorare sul suo infinito progetto, sul suo eterno laboratorio musicale, su quello che lui definiva "un modo di fare le cose". 
Assemblò una formazione quasi interamente nuova: a parte il batterista Bill Bruford, già negli Yes e nei Crimson tra il '72 e il '74, esordirono gli americani Adrian Belew, che diverrà la seconda chitarra e la nuova voce della band, e il bassista Tony Levin. Il rinnovamento della line-up e dello stile musicale (ancora più radicale rispetto alle passate reinvenzioni) faceva propendere per l'adozione di un nuovo nome che marcasse la discontinuità -nettissima- col passato: Discipline. Alla fine, tuttavia, Fripp optò per farne il titolo dell'album e conservare per la band l'antico e blasonato nome di King Crimson.
Il balzo dal progressive alla new wave fu motivo di sconcerto per fan e critici, poiché il disco proponeva il risultato spiazzante di una fusione di stili decisamente inedita. Vi confluivano, oltre alla mentalità di Fripp stesso e al suo bagaglio di esplorazioni multiformi dentro e fuori dal prog, la sua collaborazione con i Talking Heads in Fear of Music (1979), l'approccio altrettanto creativo all'uso della chitarra di Adrian Belew (rumoristico fino all'onomatopeico: si ascolti Elephant Talk), reduce anch'egli da una collaborazione proprio con la band newyorkese in Remain in Light (1980), esperienza che influenzò anche il suo cantato, ispirato a quello di David Byrne.
Un primo frammento di Discipline si può sentire nelle sperimentazioni rock-etniche di Robert Fripp in I Zimbra dei Talking Heads risalente a due anni prima, un brano worldbeat quasi afrofunk nel quale egli suonava come ospite lasciando andare a ruota libera il suo talento esplorativo di nuove trame sonore; come se in quelle sessions si fosse accesa la scintilla dell'ispirazione per la direzione da intraprendere per il futuro.



Chiudi in uno studio di registrazione David Byrne, Brian Eno e lo stesso Robert Fripp ed ecco che contaminazioni impensabili come quella tra la musica gamelan indonesiana e il rock diventano possibili; creando, tra l'altro, un unicum privo di epigoni nella storia musicale successiva, un gamelan-rock che caratterizzerà il trittico di album crimsoniani Discipline (1981), Beat (1982) e il quasi-pop Three of a perfect pair (1984). Non che non ci fossero precedenti in tal senso nella fedina musicale di Fripp, basti ascoltare l'intro di Larks' tongues in aspic Part I del 1973, che sembra suonata da un complessino di Bali. Il progressive puro e canonico era sempre andato stretto a Fripp e, nello spirito del genere che contribuì forse più di chiunque altro a creare, egli progredì sempre, anche rispetto al prog-rock stesso, andò oltre i confini di ciò che andava definendo. Il passaggio alla new wave (o a una forma molto particolare di essa) era l'approdo sensato di un genere che faceva dell'evoluzione la propria cifra stilistica.
Il continuo dialogo fra le due chitarre di Fripp e di Belew è forse l'idea più interessante e caratterizzante di Discipline, un gioco di inseguimenti, contrapposizioni, sovrapposizioni e sfasamenti, un tripudio di ritmiche sghembe e fuori misura mai udite prima e che mai più si sarebbero potute ascoltare in questa forma. Rock e ritmiche tribali, genio e disciplina geometrica. L'epica pomposa del progressive era come svaporata, travolta dalla tempesta del punk della seconda metà degli anni '70 e, all'inizio di un nuovo decennio di disillusione edonistica e nuove tendenze, Fripp seppe rilanciare il suo modo di fare musica fuori dagli schemi commerciali rivolgendosi a un pubblico che solo in parte era lo stesso di dieci anni prima. Stessa filosofia crimsoniana della contaminazione dei generi e della sperimentazione tecnica ma con un linguaggio nuovo.





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